L’immaginazione sociologica by Charles Wright Mills

L’immaginazione sociologica by Charles Wright Mills

autore:Charles Wright Mills [Mills, Charles Wright]
La lingua: ita
Format: epub
pubblicato: 2018-09-30T22:00:00+00:00


* Paul Lazarsfeld, What is Sociology?, Universitets Studentkontor, Skrivemaskinstua, Oslo, settembre 1948 (ciclostilato), pp. 19-20 (corsivo dell’Autore).

** «The Science of Inhuman Relations», in The New Republic, 27 agosto 1949.

6. Le filosofie della scienza

Dovrebbe ormai essere chiaro che la confusione regnante nelle scienze sociali è legata alla lunga controversia sulla natura della scienza. La maggior parte degli studiosi della società ammetterà certamente che la comoda accettazione del termine «Scienza» è di solito tanto ambigua quanto formale. «Empirismo scientifico» significa molte cose, e non esiste una versione riconosciuta; meno ancora esiste un uso sistematico di una qualsiasi versione. Le aspettative professionali sono del tutto confuse e il significato di «capacità scientifica» può essere compreso nei termini di modelli di indagine del tutto differenti. È in parte a causa di questa situazione che i modelli epistemologici dei filosofi della scienza naturale esercitano l’attrattiva che esercitano.1

Molti studiosi, riconoscendo l’esistenza di diversi stili di lavoro nelle scienze sociali, sono pronti ad ammettere che «si dovrebbe metterli d’accordo». Questo programma è esposto talvolta in modo abbastanza persuasivo: il compito dei prossimi decenni, si dice, è di unire i più grandi problemi e la massa del lavoro teoretico del xix secolo – e soprattutto quello compiuto dai tedeschi – con le tecniche di ricerca che predominano nel xx secolo – e soprattutto con quella degli americani. In questo grande processo dialettico, si pensa, potranno essere compiuti progressi importanti e continui in fatto di grandezza di concezione e di rigore di procedura.

Da un punto di vista filosofico, non è difficile «metterli d’accordo».2 Ma la questione è: supposto che li «mettiamo d’accordo» in questo o in quel grande modello di indagine, di che utilità è un simile modello sociologico per l’adempimento dei suoi compiti principali?

Un’impresa filosofica di questo genere è, credo, di qualche utilità per gli studiosi di scienza sociale nel loro lavoro. L’esserne consapevoli ci aiuta a essere più coscienti delle nostre concezioni e delle nostre procedure e a chiarirle. Ci fornisce un linguaggio che ci permette di fare queste cose. Ma il suo impiego dovrebbe essere di natura generale; nessuno studioso di scienze sociali è tenuto a prendere troppo sul serio, nel suo lavoro, un simile modello. Dovremmo, soprattutto, considerarlo come una liberazione della nostra fantasia e una fonte di indicazioni per le nostre procedure, piuttosto che come una limitazione dei nostri problemi. Limitare in nome della «scienza naturale» i problemi sui quali dovremo lavorare, mi sembra una curiosa mancanza di coraggio. È ovvio che se un ricercatore semi-qualificato desidera limitarsi a questi problemi, può essere saggio il farlo; ma, salvo questo, una limitazione del genere non ha vera base.



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